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(tratto da RADIO KIT ELETTRONICA n° 9 – Settembre 2018 (pag. 10))
Da diverso tempo osservavo con attenzione le varie proposte, sul WEB ed in letteratura, di costruzione di caricatori per le delicate, e nello stesso tempo robuste, batterie al litio. Volendo rispettare le caratteristiche richieste per una corretta carica, quali la corrente costante del primo tempo e la tensione costante del secondo tempo, nella mia proposta di autocostruzione di un idoneo e pratico caricatore per tali componenti ho cercato di giungere, in tale progetto, ad un compromesso fra le due esigenze innanzi descritte. Premesso che le batterie in uso per noi Radioamatori Autocostruttori, pur essendo al litio, sono molto diverse per erogazione in corrente da quelle usate nei comuni smartphones, ritengo più opportuna e logica una scelta di filosofia radiantistica e tecnica per un apparecchio di carica. Infatti ho voluto sorvolare deliberatamente sull’utilizzo della componentistica integrata ed automatica che attualmente viene generalmente proposta nelle varie salse, ma proporre qualcosa di più, diciamo, rudimentale ma affidabile per tale funzione. E’ comunque un sistema che richiede un controllo dedicato, e consideriamolo manuale, nel sorvegliare i tempi della carica.
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Pubblicato su RADIO KIT ELETTRONICA n° 5 – Maggio 2017 (pag. 36)
Questo strumento di misura da laboratorio (Fig.1, Fig.2, Fig.3) che descrivo è un Multimetro Elettronico (F.E.T.) con una elevata impedenza di ingresso, rigorosamente analogico, per misure di tensioni continue, di tensioni alternate, e di valori resistivi.
Tale strumento lo ritengo oltremodo prezioso per le delicate e rigorose misure in campo elettronico-radiantistico per gli OM autocostruttori.
Gli esperti di costruzioni radiantistiche conoscono bene le difficoltà di misurare tensioni ove un carico, anche lievissimo, da parte di un sensibile voltmetro, possono dare una lettura falsa, e, quindi, non rigorosa sul valore, ad esempio, di una tensione di C.A.G. (controllo automatico di guadagno).
Tale strumento è adatto anche per lettura di tensioni continue in presenza di radiofrequenza per la inserzione di una impedenza RF in ingresso dei Volt dc.
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RIVELATORE A PRODOTTO: STABILIZZAZIONE DELLA DERIVA
PREMESSA
Dopo avere descritto, in una precedente recensione, come implementare il Ricevitore Geloso G4-220 di un rivelatore a prodotto per la SSB-CW utilizzando l’altra metà, non utilizzata, della ECC81 (12AT7) del BFO, ritengo altresì doveroso provvedere alla stabilizzazione della deriva termica dell’apparecchio in questione, deriva che rende oltremodo penoso l’ascolto delle fette di bande riservate all’uso radiantistico.
Dopo avere accuratamente praticato dei rilievi tecnici personali sono giunto alla seguente conclusione:
1) La deriva termica dell’oscillatore del gruppo di Alta Frequenza è trascurabile, e che la stabilizzazione dello stesso avviene dopo pochi minuti dalla accensione:
Prove effettuate sulla gamma 4 del gruppo di Alta Frequenza (40 metri).
2) La deriva termica del BFO è, invece, oltremodo devastante, costringendo ad inseguire continuamente con la sintonia la stazione di ascolto interessata.
La mia conclusione è che tale deriva del BFO è imputabile esclusivamente al DIODO Varicap BA102 utilizzato dalla casa madre.
Tale Diodo Varicap, di antica generazione era, all’epoca della costruzione del G4-220, fra i pochi disponibili sul mercato.
Allora, già memore della mia esperienza avuta, a suo tempo, per la stabilizzazione del VFO del Transceiver SHACK-TWO della ERE, RTX per le VHF, nel quale sostituii i due BA121 con i relativamente più moderni BB205, ho ritenuto opportuno fare la stessa cosa con il BFO del G4-220, sostituendo il BA102 originale (Fig.1- Fig.2) con il BB205 (case CB14).